Ravasenga: "Alluvione scampata solo per buona sorte"

L'ex sindaco scrive al presidente della Regione e a vari enti per denunciare lo stato permanente di altissimo rischio idrogeologico, con opere indispensabili al palo da anni.

Ravasenga: "Alluvione scampata solo per buona sorte"
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L'ex sindaco scrive al presidente della Regione e a vari enti per denunciare lo stato permanente di altissimo rischio idrogeologico, con opere indispensabili al palo da anni.

Giovanni Ravasenga, ex sindaco di Trino ed ora consigliere comunale di minoranza, da anni ormai, interviene periodicamente sul mega ritardo della realizzazione dello scolmatore delle acque che renderebbe molto più sicuro tutto il territorio trinese.

Ora ha inviato una lunga e dettagliata lettera ai sindaci di Trino e Fontanetto, al presidente della Regione Piemonte Chiamparino e altri dirigenti regionali, e alle Prefetture e Province di Vercelli e Alessandria, in cui ripercorre le ore dell'emergenza e ritorna sull'argomento della sicurezza idrogeologica trinese.

Riportiamo, per chi fosse interessato, il testo integrale del documento. 

Ancora rischio esondazione, ancora la paura che ha dominato nella settimana dal 22 al 25 novembre u.s.. particolarmente a Trino dove nuovamente si è sfiorato il peggio e solamente grazie ad una buona dose di fortuna, che in questi casi aiuta sempre, anche questa passata emergenza è stata archiviata con le paure e le apprensioni del recente passato ma anche del prossimo futuro ormai sempre più crescenti e sempre più ricorrenti.

Una convivenza con il rischio alluvione sempre più difficile e sempre più insicura e con nessuna prospettiva. Solo una montagna di costosissime carte inutili e ormai ingiallite per gli anni trascorsi, ma con un clamoroso nulla di fatto. Un Territorio, quello di Trino in particolare, il cui piano di messa in sicurezza da anni non è neppure completato sulla carta; ma solamente nelle tantissime dichiarazioni e/o promesse Istituzionali, politiche e burocratiche che ad oggi non hanno prodotto alcun risultato.

Principalmente le opere di mitigazione del rischio esondazione del reticolo idrografico minore, le più prioritarie, e delle quali ad oggi non esistono né previsioni attendibili, né finanziamenti, né cronoprogrammi sulla loro costruzione e sul loro completamento, Dopo anni non è stato ancora posato un solo mattone: una grandissima vergogna.  La costruzione del nuovo scolmatore di Fontanetto Po, datata 2009; da anni è in corso la Progettazione preliminare-definitiva, seguirà la procedura di V.I.A., non è finanziata la progettazione esecutiva come pure la costruzione dell’opera (circa 12 milioni di euro).

Soggetto Attuatore dell’opera il Comune di Fontanetto Po. Un’opera ostaggio di una ormai cronica attesa senza prospettive. La costruzione del nuovo scolmatore di Trino, dopo nove anni dall’approvazione del Progetto da parte della Giunta Regionale del Piemonte si prevede la costruzione di un primo lotto funzionale “tanto per cominciare”, anche se ininfluente per la sicurezza di Trino e la cui cantierizzazione è prevista per gennaio 2017 – per il secondo lotto, che effettivamente mitiga significativamente il rischio esondazione, a fine novembre 2016, dopo molte insistenze del sottoscritto, è stato conferito dal Soggetto Attuatore dell’opera, il Comune di Trino, l’affidamento e l’incarico per l’aggiornamento del progetto esecutivo 2009 alfine di ottenere un progetto cantierabile presumibilmente entro il primo quadrimestre 2017 – non esiste copertura finanziaria per la costruzione dell’opera (circa 8 milioni di euro).

L’intera opera fu finanziata dalla Regione Piemonte (5.200.000 euro) nel settembre 2005. Attualmente quel finanziamento copre solamente la costruzione di una parte dell’opera. L’allungamento del ponte sul fiume Po – opera che nel 2007 è stata dichiarata urgente a completamento della fase uno per la messa in sicurezza dell’asta fluviale – Soggetto attuatore la Provincia di Vercelli su consenso di quella di Alessandria – attualmente è in corso la progettazione preliminare-definitiva – non esiste nessuna programmazione - da finanziare il progetto esecutivo e la costruzione dell’opera (circa 17 milioni di euro) Opere che furono già finanziate dalla Regione Piemonte, dalla Giunta Cota per la precisione, per 33.755.946,00 euro dei quali: 29.326.146,00 Fondo di Sviluppo e Coesione (Fondi Europei) e 4.429.800,00 Cofinanziamento Regionale con la Deliberazione del 1 ottobre 2012, n. 26-4661 nell’ambito del Programma Attuativo Regionale, Fondo Sviluppo e Coesione - 2007-2013 (PAR FSC - nel passato definito Fondo per le Aree Sottoutilizzate FAS). Finanziamento del quale non si conoscono gli esiti ma che si è ridotto drasticamente sempre per una decisione irresponsabile della Giunta Cota. a poco più di circa 1,5 milioni di euro neppure sufficienti per completare le progettazioni. Ma adesso serve un rimedio e la nuova programmazione europea 2014-2020 lascia spazi per questi particolari interventi.

La Protezione Civile - certamente lo spiegamento di uomini e mezzi della Protezione Civile, di Aipo, della Regione Piemonte e di Ovest Sesia, hanno contribuito a rendere meno critica l’emergenza ma resta purtroppo il fatto e l’evidenza che uomini e mezzi non possono certamente sostituirsi alla funzione e all’azione delle opere di difesa idraulica. Opere che mitigherebbero fortemente la esposizione al rischio idrogeologico e nel caso di Trino, il rischio esondazione. E adesso dopo la tempesta, arriva il sereno e come vuole la tradizione dei politici, tutti a gridare: “….. facciamo lo scolmatore …. facciamo lo scolmatore….” ben sapendo che non sono in grado di costruirlo, né a Trino né a Fontanetto Po. Infatti ad oggi i rispettivi Sindaci non si sono ancora resi conto che sono proprio loro i Soggetti Attuatori, che hanno la responsabilità di costruire quelle opere, e ad oggi nessuno dei due ha posto in atto iniziative innanzitutto per finanziare la costruzione delle opere.

Questa è l’unica certezza: le opere non sono finanziate e non sono neppure disponibili i progetti cantierabili che consentirebbero ai Sigg.ri Sindaci e non solo, di bussare alle porte istituzionali per ottenerli Solo parole e per altro, molto imprecise. Viene da pensare; in che mani è riposta la nostra sicurezza. Purtroppo è l’annosa questione del rischio cui è esposto un Territorio più volte tragicamente alluvionato, una messa in sicurezza per buona parte neppure sulla carta e a distanza di oltre dieci anni dalla sua approvazione, ancora incompleta. Opere e interventi che avrebbero garantito maggiore sicurezza e minore rischio. E la successiva fase due è rimasta completamente lettera morta. Ancora un clamoroso nulla di fatto anche per gli interventi di rimozione delle sedimentazioni nelle golene che creano sempre maggiori difficoltà al deflusso delle piene. Per fortuna che almeno gli argini dell’asta di Po compresa tra Crescentino e Casale Monferrato dopo la tragica alluvione del 2000 furono riprogettati, costruiti e completati nel 2004. Ma purtroppo, pochi giorni fa, ancora il susseguirsi di emergenze sempre più difficili da gestire e sempre più rischiose e pericolose, nonostante il grande spiegamento di uomini e di mezzi. Ma ormai in Italia e ovviamente anche in Piemonte questa è la logica; si interviene poi, ed esclusivamente a disastro avvenuto o quasi.

La prevenzione come pure investire sulla sicurezza del Territorio è ormai da anni una promessa senza seguito. E la dimostrazione concreta di questa logica irresponsabile del poco, o meglio del nulla di fatto, si evidenzia proprio sul territorio da Crescentino a Casale Monferrato in particolare a Trino esposta anche al rischio e alle conseguenze delle piene del reticolo idrografico minore e dei suoi principali corsi d’acqua. Canali e rogge con scarsissime possibilità di defluire nel fiume quando questi è in piena. se non meccanicamente mediante la batteria delle idrovore a tergo dell’argine maestro di sponda sinistra nei pressi del rilevato della centrale Enrico Fermi e la cui capacità e potenza operativa seppur incrementata al massimo consentito, è limitata a 24 mc./sec. rispetto volumi di piena prevedibili in circa 60 mc./sec.. Sollevamento meccanico quindi come unica soluzione, esposto ai rischi improvvisi di guasti e/o di interruzioni di energia elettrica.

Un rischio, quello del sistema idrografico minore, sempre più grave e sempre più ricorrente come lo è stato nella settimana in questione. Un rischio esondazione legato all’entità della piena e alla sua durata Una piena che solamente per fortuna non si è riversata sull’abitato di Trino per l’esondazione del Roggione di Palazzolo e di conseguenza dello scolmatore della Stura e della Roggia stessa che attraversa proprio il centro storico della Città. Una combinazione del rischio che Trino ha già sperimentato nel passato. Si direbbe che a distanza di anni le Istituzioni, la Regione, le Prefetture, le Province, i due Comuni maggiormente coinvolti, non hanno ancora compreso che la sicurezza di questo vasto Territorio e la mitigazione del rischio la si ottiene esclusivamente con la costruzione dei due canali scolmatori che hanno funzioni complementari tra loro, una soluzione svincolata dalla centrale di sollevamento la quale assumerà una priorità secondaria.

Ma anche l’allungamento del ponte stradale sul fiume Po di Trino concorre fattivamente a ridurre la esposizione al rischio, a migliorare il franco arginale attualmente ridotto a meno di 20 cm.; riduce il culmine di piena, favorisce l’immissione dei principali canali di deflusso Giovanni Ravasenga – ancora emergenza alluvione - Pag. 4 di 4 del reticolo idrografico minore, riduce significativamente l’azione di rigurgito a monte del ponte influenzata negativamente anche dagli effetti prodotti dalla “strettoia” della Fermi dichiarata “la più critica di tutto il bacino idrografico del Po”.

Una dichiarazione mai smentita. Anche gli annosi interventi sulle aree golenali contribuirebbero significativamente a migliorare complessivamente le condizioni di deflusso delle piene del fiume oltre a favorire una più regolare immissione in Po della Dora Baltea a Crescentino, dove attualmente un suo ramo è costretto a confluire nel fiume controcorrente per causa dei sedimenti depositati.

Da questa logica della indifferenza e della irresponsabilità Istituzionale, politica e burocratica, ne consegue un Territorio sempre più vulnerabile ed esposto agli effetti e alle conseguenze crescenti del rischio idrogeologico e del rischio esondazione in un Regione, il Piemonte, tra le più esposte a livello nazionale. Una Regione il cui impegno, da questo punto di vista, è limitato alle dichiarazioni senza seguito e alle richieste di calamità naturale, ovviamente a disastro avvenuto come ancora è accaduto nei giorni scorsi nelle valli del Tanato dell’Orba e nell’alessandrino. Anche le dichiarazioni delle Prefetture in particolare quelle dell’ex Prefetto di Vercelli, Malfi, non hanno avuto né prodotto alcun seguito. Su questi temi, tantissime volte ho scritto a tutte le Istituzioni, alla Regione Piemonte, alle Prefetture di Alessandria e di Vercelli, agli organi parlamentari, ai Presidenti del Consiglio dei Ministri e della Repubblica, al Sindaco di Trino; Il risultato ?? – è spiacevole affermarlo: nessuna risposta e pochissime conferme di avvenuta ricezione – è la conferma e la dimostrazione pratica della incapacità di chi non conosce il Territorio che ha la responsabilità istituzionale di governare e quindi non ha argomenti da contrapporre. Un comportamento che conduce alla comodità del silenzio istituzionale e quindi alla indifferenza a tutti i livelli. Alle Comunità residenti, non resta quindi altra soluzione che convivere con il crescente rischio esondazione e con la paura, riponendo le proprie speranze unicamente nei Santi Protettori contro le alluvioni affinchè compiano il miracolo e si sostituiscano alla incapacità delle Istituzioni, della Politica e dei Burocrati.

Giovanni Ravasenga

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