Concorrenza sleale negli autotrasporti: allarme del Cna

La federazione teme per il futuro dell'autotrasporto italiano

Concorrenza sleale negli autotrasporti: allarme del Cna
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Concorrenza sleale nel settore degli autotrasporti: il Cna Fita, federazione dell’autotrasporto artigiano, lancia l’allarme.

Concorrenza sleale negli autotrasporti l'appello

«Il Governo e la politica blocchino il tentativo di apertura indiscriminata dei vettori esteri nel territorio nazionale che praticano forme di concorrenza sleale nei confronti degli autotrasportatori italiani. Negli ultimi anni l’autotrasporto italiano ha perso importanti quote di mercato per colpa di una concorrenza con la quale è impensabile poter competere». E' l'appello di Cna Fita.

Danneggiate le piccole e medie imprese

«A farne le spese – spiega Marco Pasquino, responsabile Cna Fita Piemonte Nord - sono state soprattutto le Piccole e Medie Imprese Artigiane dell’autotrasporto. Dal 2008 sono diminuite di 25.587 unità su scala nazionale. Le imprese di autotrasporto italiane che fino al 2008 avevano un ruolo in Europa, in quasi dieci anni hanno visto perdere competitività e capacità di aggredire il mercato del trasporto internazionale, assistendo anno dopo anno ad una vera e propria invasione di operatori che stanno occupando importanti spazi nel mercato nazionale attraverso forme di cabotaggio non sempre regolare e spesso effettuato dalle cosiddette imprese ‘estero vestite’, imprese italiane che hanno de-localizzato la propria attività nei nuovi paesi dell’est emergenti».

Le sorti si decidono a Bruxelles

«In questi giorni, a Bruxelles – aggiunge Luisa Vergano, presidente Cna Fita Piemonte Nord - con il dibattito sulle norme contenute nel pacchetto mobilità, si stanno determinando le sorti ed il futuro delle imprese di autotrasporto: per la sopravvivenza delle imprese di un comparto strategico come quello del trasporto e della logistica, è necessario che si adottino urgentemente misure in grado di arginare fenomeni distorsivi della concorrenza. Non intervenire
vuol dire mettere l’autotrasporto italiano nelle mani di altri. Non possiamo competere con chi in nome della libera circolazione delle merci esegue trasporti con un costo del lavoro di 8 € all’ora, con costi di gestione generalmente più bassi e una tassazione favorevole».

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