Operazione testuggine: fabbricavano un'arma chimica per uccidere i rivali

Banda di quattro italiani sgominata dalla Procura e dai Carabinieri di Torino.

Operazione testuggine: fabbricavano un'arma chimica per uccidere i rivali
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Operazione testuggine: fabbricavano un'arma chimica per uccidere i rivali. Banda di quattro italiani sgominata dalla Procura e dai Carabinieri di Torino.

Operazione testuggine: fabbricavano un'arma chimica per uccidere i rivali

Volevano uccidere i rivali in amore con la "ricina". Il torbido complotto è stato bloccato, come riporta nuovaperiferia.it, dal Reparto Anticrimine dei Carabinieri di Torino con l'"Operazione Testuggine", che ha portato in carcere quattro persone, tutti cittadini italiani di età compresa tra i 20 e i 24 anni per i reati di produzione e detenzione di aggressivo chimico del tipo ricina (sostanza velenosa dagli effetti mortali per l’uomo), tentato omicidio aggravato e continuato, tentata fabbricazione di arma da fuoco clandestina.

La pistola da stampare in 3D

Le indagini erano partite lo scorso ottobre 2018, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Torino. La magistratura era interventua a seguito del tentativo di acquisto di una pistola modello “Liberator” in polimeri, realizzabile con una stampante 3D, da parte di uno degli indagati.

Da queste indagini è emerso un quadro criminale pazzesco che mette insieme la produzione di stupefacenti e del veleno mortale "Ricina". Gli indagati avevano reperito i macchinari per costituire un laboratorio clandestino per la lavorazione dei semi di ricino e per la produzione di droga sintetica.

La fabbrica di Ricina e droga sintetica

Riguardo l'uso della "ricina" serviva per uccidere due giovani italiani che avevano la colpa di avergli "soffiato" delle ragazze. C'era già stato un primo tentativo lo scorso 10 novembre in occasione di una festa di CasaPound Torino in un locale della città. Il veleno era stato versato nel bicchiere di uno dei due presi di mira, ma non ebbe l'effetto desiderato per via di una reazione col la vodka contenuta nel bicchiere.

Una volta impiantata la "fabbrica", però, la banda pensava anche di vendere sia la droga che "l'arma chimica", attraverso i canali del Deep Web.

E' evidente la pericolosità sociale di un progetto di questo tipo, che avrebbe messo il veleno mortale alla portata di qualsiasi terrorista in vena di attentati.

Altri dettagli su www.nuovaperiferia.it

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