Malaria, muore una bambina di sette anni

Una bambina di sette anni, residente nell’alessandrino, è morta all’ospedale di Alessandria per malaria. 

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Malaria, muore una bambina di sette anni. Una bambina di sette anni, residente nell’alessandrino, è morta all’ospedale di Alessandria per malaria.

Malaria, muore una bambina di sette anni

Dopo un viaggio in Africa, inutile la corsa in ospedale. Il padre avrebbe sporto denuncia. Come riporta la nuovaperiferia.it,  si tratta di una bambina di sette anni, residente nell’alessandrino, morta all’ospedale di Alessandria per malaria. La malattia sarebbe stata contratta durante un viaggio in Africa, paese d’origine della madre.

La corsa in ospedale

La bambina è arrivata in ospedale già in gravi condizioni. La malattia le è stata diagnosticata in poco tempo, così come rapidissimo è stato il trasferimento in terapia intensiva. Gli sforzi del medici si sono però purtroppo rivelati vani.

La denuncia del padre

Stando ad alcune indiscrezioni, il padre della bambina, italiano, avrebbe presentato denuncia per accertare eventuali errori o mancanze dei medici.

Cos’è la malaria

Come scrive il Ministero della Salute, la malaria è una malattia potenzialmente mortale causata da parassiti che vengono trasmessi alle persone esclusivamente attraverso le punture di zanzare Anopheles

La malaria è una malattia infettiva causata da un protozoo, un microrganismo parassita del genere Plasmodium, che si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare del genere Anopheles. Le zanzare infette sono dette “vettori della malaria” e pungono principalmente tra il tramonto e l’alba.
La malaria costituisce un enorme problema sanitario mondiale ed è la principale causa di morbilità e mortalità in numerose nazioni. In Italia è scomparsa a partire dagli anni ’50 e i casi di malattia che si verificano, comunque, ogni anno nel nostro Paese sono legati soprattutto ai turisti che rientrano da paesi malarici e all’immigrazione da tali Paesi.

Esistono quattro specie di parassiti che causano la malaria negli esseri umani:

Plasmodium falciparum, responsabile della malaria maligna o terzana
Plasmodium vivax responsabile della terzana benigna
Plasmodium ovale che provoca una forma simile di malaria terzana benigna
Plasmodium malariae responsabile di una forma di malaria definita “quartana” a causa della caratteristica periodicità con cui si presenta la febbre
Il Plasmodium falciparum e il Plasmodium vivax sono i più comuni.
Il Plasmodium falciparum è il più letale.
Nelle zone endemiche non sono rare infezioni “miste”, con contemporanea presenza di plasmodi di tipi diversi. Si sono anche verificati casi di malaria umana dovuti al Plasmodium knowlesi, una specie che causa la malaria nelle scimmie ed è localizzata in alcune aree forestali del Sud-Est asiatico.

La malaria si trasmette esclusivamente attraverso la puntura della zanzara Anopheles. L’intensità della trasmissione dipende da fattori connessi con il parassita, con il vettore, con l’ospite umano e con l’ambiente.
Circa la metà della popolazione mondiale è a rischio di malaria.
Specifici gruppi di popolazione a rischio includono: bambini piccoli che vivono in aree a trasmissione stabile e non hanno ancora sviluppato l’immunità protettiva nei confronti delle forme più gravi della malattia; donne incinte non immuni, in quanto la malaria provoca un’alta percentuale di aborti e può portare alla morte materna; donne incinte parzialmente immuni, in aree ad elevata trasmissione. La malaria può avere come conseguenze aborti e basso peso alla nascita, soprattutto se si tratta della prima o seconda gravidanza; donne incinte parzialmente immuni affette dall’AIDS in aree a trasmissione stabile, per tutto il corso della gravidanza. Le donne che presentano un’infezione da malaria localizzata nella placenta hanno anche un rischio maggiore di trasmettere al neonato l’infezione da HIV: persone affette da HIV/AIDS; viaggiatori internazionali in provenienza da aree non endemiche a causa dell’assenza di immunità immigrati provenienti da aree endemiche e i loro figli, che vivono in aree non endemiche e tornano nei Paesi d’origine in visita ad amici e parenti, sono similmente a rischio a causa del calo o assenza di immunità.

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