Sant'Egidio prega per i morti in mare

“Morire di speranza”: venerdì 29 un momento di preghiera e riflessione

Sant'Egidio prega per i morti in mare
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Sant'Egidio prega per i i "morti di speranza": la comunità ricorda le persone che hanno perso la vita in cerca di un'esistenza migliore.

Sant'Egidio prega per i migranti morti nel viaggio

Una preghiera per chi ha perso la vita in viaggio, cercando un posto migliore. Venerdì 29 giugno, alle 18, nella chiesa del Salvatore di corso Libertà 42 a Vercelli , la Comunità di Sant’Egidio promuove la preghiera “Morire di speranza”. L'iniziativa si tiene in memoria delle persone che hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa e il Nord del mondo. A presiedere l’incontro di preghiera sarà monsignor Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli. L'evento avrà carattere ecumenico: saranno infatti presenti rappresentanti delle chiese evangeliche e ortodosse di Vercelli. Oltre alla Parrocchia del Santissimo Salvatore, aderiscono all’iniziativa la Chiesa Evangelica Valdese-Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, la Chiesa Ortodossa Romena, la Caritas Diocesana, la Fondazione Migrantes , l’Associazione Sant’Eusebio, l’Anolf-Cisl , i Gruppi di Volontariato Vincenziano - Oftal e il Meic. Nel corso della preghiera saranno pronunciati ad alta voce alcuni nomi di chi è morto in mare nell’ultimo anno, accompagnati dall’accensione di candele in loro memoria e da canti.

Numeri terribili

«Come altre, analoghe iniziative di preghiera e di solidarietà concreta che la Comunità di Sant’Egidio promuove da molti anni in tutta Europa a favore dei migranti e dei rifugiati, “Morire di speranza” vuole aiutarci a ritrovare le radici e i valori di una rinnovata accoglienza, perché il Mediterraneo non sia più un immenso cimitero – spiegano dalla Comunità - Dal 1990 sono morte lungo le frontiere dell’Europa almeno 35mila persone. Nel 2017 le vittime sono state 3.139, con una media di quasi 10 morti al giorno, mentre da gennaio a oggi, nonostante la diminuzione degli sbarchi, sono state inghiottite dal mare oltre 800 persone, senza contare chi ha perso la vita nella traversata del deserto o alle frontiere che separano i Paesi europei. Queste morti sono un richiamo alla responsabilità dei governi e di tutti noi: ci invitano a guardare la realtà delle migrazioni senza mai smarrire quel senso di pietà e commozione che ci rende tutti più umani ed è il fondamento di una società più giusta e pacifica per tutti».

L’importanza dell’accoglienza

«Di fronte al gran discutere di immigrazione in questi giorni, la Comunità di Sant’Egidio, insieme a
tante associazioni, chiede che si continui a salvare, accogliere e integrare chi fugge dalle guerre e
dalla miseria – aggiungono dalla Comunità - ma anche che vengano attivate e potenziate dai governi nazionali e dall’Unione Europea vie d’accesso legali e sicure, come quella dei “corridoi umanitari”. Grazie ad essi, persone in condizioni di vulnerabilità (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze,
famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità), provenienti dalla Siria e dall’ Africa subsahariana, sono state accolte nel nostro paese con visto umanitario e hanno successivamente ottenuto lo status di rifugiato, evitando così i pericolosi “viaggi della speranza” per mare».

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