Premio Placido Vidale: La carità che contagia il mondo

Ricordato il religioso marianista con un riconoscimento all'associazione Santa Teresa.

Premio Placido Vidale: La carità che contagia il mondo
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Premio Placido Vidale: La carità che contagia il mondo. Ricordato il religioso marianista con un riconoscimento all'associazione Santa Teresa.

Premio Placido Vidale: La carità che contagia il mondo

«Placido Vidale ha sperimentato la fragilità nel quotidiano. E’ stato toccato e ha toccato il mistero della sofferenza fin da giovane, quando ebbe una malattia polmonare e poi con il “Sollievo della sofferenza”, l’associazione vercellese con cui era entrato in contatto. Ha così maturato una decisiva formazione spirituale e un’esistenza improntata quotidianamente al Vangelo. Una santità quotidiana, contagiosa... Siamo qui riuniti non solo per la memoria di Placido ma per testimoniare una carità vissuta oggi e per dire al mondo che la carità è importante, la carità è un bisogno per gli uomini e le donne del nostro tempo».
Queste sono alcune della parole pronunciate sabato scorso, alla chiesa di Billiemme dal Vicario Episcopale Mons. Mario Allolioper ricordare Placido Vidale e in genere ciò che il religioso marianista, scomparso nel 1991, ha sempre testimoniato.
Non è mai stata una carità di facciata. «Non basta dare una pagnotta e mandarli via - ha detto don Alberto Colombo, successore di Placido - ma offrire ai poveri un’occasione di riscatto, ad esempio dando loro un lavoro».

Il ricordo di un sorriso che accoglieva

Ogni volta che si ripete nella chiesa di Billiemme il Premio Placido Vidale, giunto alla sua XXVII edizione, il tema è più che mai la carità. Che non è appunto dare qualcosa per “buonismo”, ma dedicare la propria vita ai fratelli.
Placido lo ha fatto con il sorriso sulle labbra, in letizia. In un modo semplice ma difficile, sorretto dalla preghiera e dalla contemplazione di Gesù, che vedeva in ogni diseredato che incontrava.

Un po' di storia del Centro accoglienza notturna

E i diseredati l’associazione «Santa Teresa». che ha ricevuto il Premio per il progetto del Dormitorio, li vede ogni giorno «Sono persone senza fissa dimora, che hanno perso tutto» ha ricordato il diacono Gianni Brunoro, attuale direttore Caritas diocesana, ma a lungo responsabile del dormitorio.
Brunoro ha portato il suo ricordo di Placido, tratteggiandone la figura di persona che ha aperto le porte a disabili fisici e psichici, carcerati, tossicodipendenti e allo stesso tempo ha nominato altri “giganti della carità” tra cui don Luigi Longhi, Mons. Varese e don Mauro Stragiotti.
Fu proprio don Mauro nel 1994 a fondare l’associazione che realizzò un primo Centro di accoglienza notturna, poi spostatosi all’Aravecchia e infine a Billiemme, nel 2014, per iniziativa di don Osvaldo Carlino, direttore Caritas prima di Brunoro, in uno stabile concesso dal Comune di Vercelli con fondi della Caritas nazionale e del lascito testamentario della professoressa Maria Luisa Campi, centro intitolato alla stessa benefattrice e a don Mauro.
L’attività del “dormitorio” vine sostenuta dal contributo comunale per la parte dei suoi assistiti, dalla Caritas vercellese e dalle donazioni. Ospita fino a 25 persone offrendo loro anche il pasto serale e la colazione al mattino.

I protagonisti

A concelebrare con Mons. Allolio e padre Alberto c’era anche il sacerdote marianista Abdon Ilabi che opera a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, paese retto da un regime violento fra le cui vittime anche un confratello del religioso.
Il Congo è nel cuore dei fedeli che frequentano la chiesa di Billiemme, perché hanno recentemente contribuito a donare a padre Evariste (un altro prete in prima linea) il pozzo per il suo villaggio. E’ il filo rosso dell’amore di Placido che continua a dare frutti. Presenti alla cerimonia anche i marianisti Giacomino Tanchis, Evasio Rota, Franco Ressico. dottor Giorgio Tibaldeschi, che ha letto la motivazione del premio, la corale «Le voci del cuore» e tanti amici del marianista scomparso 27 anni fa ma ancora vivo nel cuore di tanti vercellesi.

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