Cane torturato e impiccato: quando l’idiozia si fa orrore

Il terrificante gesto è avvenuto in Calabria.

Si chiamava Billy ed era un cosiddetto “cane di quartiere”, accudito dai proprietari di un bar della zona ma di fatto un po’ di tutti. Era una sorta di mascotte della zona, grazie anche a un carattere affettuoso da eterno cucciolo. Viveva a Zungrì, comune in provincia di Vibo Valentia. E nello stesso comune ha trovato la morte: dapprima torturato quindi impiccato, probabilmente per “noia”. Nessuno sembra avere visto niente della terribile fine di Billy. Si scatena la rabbia di Piera Rosati, presidente nazionale della Lega per la Difesa del Cane: «Basterebbe che davvero chi uccide con crudeltà e senza motivo, come recita l'art. 544-bis del codice penale, finisse almeno in galera per 2 anni, peraltro una sciocchezza per un assassinio in piena regola.  Ma poi ci sono le attenuanti, c’è lo sconto di pena se incensurati, la messa in prova e magari tutto finisce in niente. Ancora una volta ci scontriamo con una pena sproporzionata al ribasso con la gravità del reato commesso». La presidente auspica pene esemplari per i responsabili dell’orribile gesto: «Lega Nazionale per la Difesa del Cane, chiede che il Parlamento ripensi con urgenza alle pene, inasprendole, anziché trovare anche il tempo per discutere della depenalizzazione dei reati a danno degli animali. L’esito è questo: uccidere con serialità, tanto anche chi rappresenta lo Stato pensa siano solo bravate. Invitiamo pertanto l’amministrazione comunale a proseguire nell’azione di denuncia intrapresa in prima persona dal sindaco, e ci affiancheremo a loro nel momento in cui sarà possibile perseguire per vie legali, si spera quanto prima, i criminali che hanno tolto la vita a Billy, l’angelo di Zungrì». Già l’anno scorso la Calabria era stata scossa da un crimine simile e altrettanto ributtante: un cane randagio era stato torturato e ucciso a badilate da quattro giovani.